DEPECHE MOVIE
Intervista esclusiva. Anteprima film. Ironia. Pop e demistificazione. Scaltrezza. Intelligenza. Musica per le masse. Il ritorno alla regia di Pennebaker. Il colore dei soldi. Decadenza. Business sottosopra. Questo ed altro nelle pagine che seguono.
Cè una strana atmosfera al Kensington Hilton di Londra. Stampa di tutto il mondo congregata in una minuscola stanzetta in attesa che succeda qualcosa. Probabilmente siamo noi a non aver capito nulla o forse dobbiamo aggiustare il tiro delle nostre percezioni artistiche. Fino a qualche tempo fa si poteva pensare che fare un film auto-celebrativo (o sovraindulgente) fosse appannaggio di pochi artisti, di certi artisti, di nomi che potessero usare la multimedialità come un completamento delle proprie istanze musical-politiche. Ovviamente ci stiamo riferendo soprattutto agli U2 anche perchè " Rattle And Hum" è il referente più immediato o forse dovremmo andare indietro nell'immediato passato fino al "The Great Rock'n'Roll Swindle' , dei Pistols e la sua grande demistificazione del rock'n'roll o magari tirare in ballo"Nashville" di Altmann con il suo omicidio finale.
Adesso chiediamoci perchè anche loro, i Depeche Mode, si sono decisi a mettersi in pellicola e offrirsi. In tutta onestà questo loro concert film "101" è un'opera più che dignitosa, furba e mirata. Perchè da un lato celebra il gruppo, ovviamente, dall' altro costruisce un' enorme ironia intorno a ciò che gravita sopra, sotto, dietro e davanti a una pop band, dall' altro sbatte in faccia alla gente 80.000 persone al Rose Bowl di Pasadena. Il film è intitolato in quel modo perchè rende in pellicola il centunesimo concerto del gruppo durante il loro scorso tour americano "Music For The Masses Tour" e verrà distribuito regolarmente nei cinema abbinato ad un album live doppio omonimo che testimonia la performance califor niana. Il CD e la cassetta presenteranno tre brani in più, per l'esattezza "Sacred", "Nothing" e "A Question Of Lust". Tutto è prodotto dal gruppo. Il film, invece è nelle mani di D. A. Pennebaker, mostro sacro della regia, già al lavoro con il film di Dylan "Don't Look Back" e la storica pellicola del '67 "Monterey Pop". Se quindi Pennebaker ha lavorato con i Mode, non deve poi essersi rincretinito del tutto. Oltre allo stipendio deve esserci qualche motivo più profondo. I Depeche Mode, odiateli o celebrateli, rappresentano l'odierna filosofia del rock. Dimostrano come si può diventare miliardari senza neanche sapere cosa significhi M-U-S-I-C-A; la loro è una celebrazione delle dita che sofficemente si poggiano su una tastiera e musican la decadenza degli anni '80. Non è una critica è una lucida constatazione. Così va il mondo oggi. O meglio certo mondo. Adesso bisogna stabilire chi voglia far parte delle loro frange e di chi si sente violentato e mutilato da tanta decadenza.
Friederich Nietsche: " Quando la parola prende il sopravvento sul contenuto, siamo alla decadenza". I Mode sanno cosa vuol dire e forse questo è il grande pregio di Gore, Gahan, Wilder e Fletcher. Sanno di non poter àndare piuin là di una tastiera e lo sbattono in faccia ai puristi. Non a caso il film è incentrato sul rapporto sold-musica. Ovviamente privilegiando i primi dal momento che il gioco di Pennebaker è quello di staccare continuamente dal palco al backstage dove mani avide contano dollari su dollari e fanno il punto di come stanno andando i conti a concerto iniziato. Chevolete di più, questo è il pop. Così si fa. La saga della non-arte regge i giochi. E il grande pregio dei Depeche Mode è quello di proiettare il tutto fuori di sè, vederselo davanti e riderci sopra. Tanto se le cose stanno realmente così,
perchè mistificare? Ben vengano film del genere.
Racconta Martin Gore: " Sicuramente i soldi sono un elemento determinante di "101", il film. Ma l'idea di base è di mettere in pellicola un concerto. E il film si propone di essere uno sguardo candido e onesto ad un gruppo on the road ed è questo quello che avviene. C'è un contabile in ogni band che ogni sera si siede nel backstage, rincorre i promoters, rincorre i soldi. E' un mestiere molto capitalistico il nostro. L'ironia, questa consapevolezza, questo mettersi a nudo è l'arma più caustica nelle tasche dei Depeche Mode. E i quattro sono una band che sa cosa significhi fare questo mestiere. Non ha manager, perchè decidono loro stessi. Non ha contratto con la casa discografica. Fanno e disfanno. Decidono di dare alle stampe un ultimo singolo "Everything Counts", tirato via dalla pellicola di "101" e già proposto nell'estate dell'83. E non è una presa in giro, è solo una conferma di come l' esperienza vicaria di un popolo di fans nei confronti di un gruppo induce all' accettazione incondizionata di ciò che da questo viene deciso e proposto. I temi dell'intervista, sempre nella solita minuscola stanzetta vanno via su questi toni, dopo che Martin ha finito di vedere le news pomeridiane in TV ed è il primo ad informarmi dell' aereo delle Azzorre e mi confessa che in questo tour promozionale per album e film ha già portato a termine 16 interviste. Probabilmentetutte condite con le stesse domande.
"Dipende dall'album in uscita, oggi, almeno, è un po' diverso, c'è un flm da spingere. Ma ormai è un'abitudine, avrofatto centinaia di interviste in sei anni." Con tutti quei soldi che si vedono nel film viene da chiedersi perchè questo gruppo ironizzi tanto sul denaro e poi non abbia fatto molto per demistificare l'aspetto più capitalistico del rock, magari coinvolgendosi in operazioni di beneficienza. C'è un ghigno sulla faccia di Gore. Probabilmente la critica è stata posta in maniera troppo virulenta. "Perchè non ci crediamo", dice. "Anche se la gente coinvolta in questi progetti può sembrare emotivamente coinvolta in realtà se ne serve a scopi promozionali. Se prendiamo in considerazione cose come il Mandela Day o addirittura il Live Aid ci accorgiamo che una settimana dopo, almeno metà delle bands pubblica un singolo o un album. E non venirmi a dire che sia solo una coincidenza. Lo fanno perchè inquel momento tutti pensano, oh che brava gente! Ad esempio ci è stato chiesto di partecipare a questo grande concerto che si terrà in Russia per le vittime del terremoto in Armenia, abbiamo rifiutato. No, noi non ci crediamo, eppure abbiamo un album pubblicato in quel periodo e addirittura un fllm. E' terribile. "Che se ne deduce da queste parole? Che probabilmente un film come "101" non è poi dopo tutto uno scherzo di cattivo gusto. E l'ipotesi è tanto più avvalorata dal fatto che lo sforzo promozionale per realizzare la pellicola è stato minimo e che non poteva essere che una logica conseguenza del responso live avuto dal gruppo in USA: al decimo posto su Billboard tra i gruppi più visti dello scorso anno. C'è un culto non più impalpabile che circonda i quattro.
Addirittura in Italia l'ultimo "Music For The Masses" ha superato le 100.000 copie. Per una band indipendente, completamente slegata dalle logiche di marketing più bieco e per di più con una indie label, la Mute, tutto questo va ben al di là di ogni ottimistica previsione. Dice Martin : " Penso sia una pellicola interessante anche se sono molto scettico sul responso che potrà avere nei cinema. Non penso che in quel senso funzionerà, del resto abbiamo l'esempio più recente del film degli U2, 'Rattle And Hum' che fondamentalmente è stato un flasco. E questo perchè ritengo che i fllm musicali non possano avere mercato proprio perchè si rivolgono ad un pubblico specializzato che segue quasi fanaticamente un gruppo. Penso comunque che '101' funzionerà soprattutto come home video;qui il mercato è completamente diverso. No, non sono molto ottimista sull'idea di immettere il fllm nel circuito cinematograflco."
La stessa cosa devono averla pensata i responsabili del 39° Film Festival di Berlino, che all'ultimo secondo hanno rifiutato al gruppo la pellicola. Inizialmente Berlino era stata scelta come sede per lanciare alle masse la nuova produzione, disco e film, della band. "Non so quello che sia successo", va avanti Martin, "so solo che inizialmente gli avevamo inviato un estratto di 20 minutiche secondo me non valeva molto e loro erano rimasti entusiasti. Anzi, mi sono anche sorpreso di come l'avessero accolto. Poi tre settimane prima del Festival ci hanno comunicato che non avrebbero passato il fllm. Probabilmente non deve essere piaciuto a qualcuno dell'organizzazione, io non lo so. Ma sono convinto che qualcuno dell'etichetta ci tenga nascosti i motivi, o non si senta di dirceli."
Chi ha un briciolo di cervello storce il naso quando si parla di music films. Innanzitutto perchè storicamente lasciano il tempo che trovano, in secondo luogo perchè si riducono ad essere auto-celebrazioni fini a se stesse, tese a soddisfare l'ego spesso deviato degli artisti. Potevamo tollerarli negli anni '70 ma non adesso. O almeno è giusta l'idea di home video only for fans ma addirittura far passare queste cose per arte è troppo.
"Non penso", dice Martin, " che sia stato nei nostri intentifare un film che fosse un 'analisi seria della nostra carriera, è stata solo un'esigenza interna. Avevamo girato un video nell'84 il 'Live in Hamburg' e adesso è arrivato il momento di rifare qualcosa del genere, anche perchè quel video precedente non ci sembrava che fosse un granchè e che ci rappresentasse abbastanza come gruppo."
Ci sono due ragioni perchè un gruppo decide di fare un doppio live con materiale edito. O almeno ce ne vengono in mente solo due. Da un lato la consapevolezza di essere in un empasse creativo, dall'altro la convinzione di dover mettere da parte il passato, chiuderlo in un cassetto e ricominciare rivestendosi di nuovi intenti. L' esempio più eclatante è il live dei Simple Minds, o più recentemente quello dei Marillion. E se ne potrebbero contare all'infinito.
Di nuovo lui: "Non so se questo film e questo oppio dal vivo segnino la fine di un periodo,di una parte della nostra carriera musicale, sicuramente rapresentano laflne di un'era.Voglio dire, abbiamo iniziato nell'80 e adesso siamo nell'89. Il nostro prossimo album in studio non uscirà prima del 1990 e per quel periodo saremo già nella nuova decade. Forse faremo un nuovo singolo quest'anno ma è una cosa che dobbiamo decidere. Per questo pensiamo di aver fatto una cosa abbastanza particolare per questa fine di decennio, un film particolare. Abbiamo utilizzato Pennebake rperchè volevamo
distaccarci dalla pratica comune. Ci sono un sacco di registi in giro a disposizione tutti si muovono all'interno di certi confini: filmare un tour, assemblare insieme un lavoro che è poi come la gente esattamente si aspetta. Noi volevamo fare qualcosa che fosse abbastanza intellettuale e dunque ci è sembrava interessante affdarci a un regista che era rimasto al di fuori di un determinato genere di film per diverso tempo . Per Pennebaker e statocome mettersi a fare qualcosa di completamente nuovo". Ovviamente c' è un disco. Un lavoro che forse va ad appagare soprattutto la sete dei fans e che tutto sommato rivela come gruppi del genere vivano dopotutto una grande contraddizione interna. Essere consapevoli di non creare arte ma allo stesso tempo voler entrare a far parte del grande gotha del rock, voler sudare su un palco, inventare un happening, trascinare all'incoscienza migliaia di cervelli. Ovviamente durante una performance dei Mode ciò non avviene tanto per il contenuto musicale quanto per la forma che lo riveste. O forse il fatto di pretendere di volere riempire uno stadio e riuscirci anche, non è che l'ennesima smitizzazione in corso nello stomaco del rock. Troppi tra noi pensano che siano solo Springsteen, gli U2 e clonazioni varie a riempire i parchi me v'è dell'altro. Ed è dietro l'angolo più spesso di quanto si pensi o immagini. Tornando all'album è evidente come brani del genere non possano che perdere in un contesto simile. Nascono in studio per essere fruiti solo su vinile. Nel momento in cui i Mode, fin troppo arguti, vogliono convincerci che c'è un'ulteriore prospettiva, quella live, da cui guardare i loro pezzi, peccano di presunzione e franano. E in ogni caso anche se questa fosse l'ennesima grande (auto) ironia, sicuramente dal vivo riesce meno che in studio.
E' un iive molto importante" dice Martin. E' nato da molte riunioni interne. Perché quando andiamo in tour ognuno suggerisce la la scaletta favorita e non riusciamo mai a metterci d'accordo. Alla fine abbiamo deciso di tirare a sorte in modo che nessuno tra noi avesse avuto niente da obiettare. Abbiamo registrato tutto il concerto del Rose Bowl e alla fine ci siamo accorti che due dischi non erano sufficienti per raccogliere tutto il materiale quindi abbiamo eliminato tre peui che poi sono finiti sulla cassetta e sul CD. "
Abbiamo chiesto a Martin in che misura ritiene che quest' album abbia una linea, o meglio come le canzoni si interconnettano tra loro, se poi davvero cosi avviene...Dice: " Le nostre canzoni hanno una qualità interna che le lega l'una all'altra. Ma dipende anche dal modo in cui si guarda ai pezzi. Ad esempio sul primo album Vince Clarke ha scritto quasi tutto e da parte mia non c'era molta collaborazione, anzi era una cosa che non avevo assolutamente preso sul serio, poi quando lui ha lasciato il gruppo ho dovuto cominciare a lavorare e il fatto che una sola mano scrivesse ha creato una certa continuità tra i pezzi. Sul secondo album mi sono trovato a dover scrivere l0 pezzi, ed ero molto giovane. Da 'Construction Time Again' le canzoni hanno un filo interno, ogni brano è legato all'altro, riesco ad ottenere questa cosa creand una specie disitema ad eco, per cui ogni canzone rimanda ad un'altra. Certe volte i riferimenti sono molto ovvi, come ad esempio in 'Shake The Disease' che ha un verso che dice: 'Now I've got things to do and I've said it before, I know you have too', mentre in un 'altra canzone dico. 'Now I've got things to doand you have too'. Mi piacciono molto questo tipo di tecniche poetiche. Non ho studiato, mi vengono naturalmente, non penso che le adottino in molti."Anche il suono dei Depeche Mode è progressivamente cambiato. Da una accessibilità estrema tipica degli esordi, ad un quasi minimalismo con "Construction Time Again" al crossover tra i due periodi di "Music For The Mas-
ses". Dove stanno andando? "I nostri primi due album", dice Martin, "erano molto pop e non capisco quando la gente, oggi, ci dice che siamo superficiali. Dopo quella fase iniziale sono arrivati i campionatori e abbiamo cominciato a lavorare in un certo modo seguendo determinati criteri. Io scrivevo i pezzi, poi campionavamo alcuni suoni e ci mettevamo a sperimentare. Soprattutto su 'Construction Time Again' abbiamousato molti suoni industriali, poi siamo passati a sonorità diverse ma la formula restava sempre la stessa. Adesso vogliamo modificare ilnostro approccio alla musica. Negli ultimi quattro anni abbiamo perfezionato al massimo la formula e ora è tempo difare un passo indietro, analizzare quello che abbiamo fatto dal punto di vista musicale e cambiare, non so ancora come sarà il risultato flnale so solo che vogliamo avvici narci a cose molto minimali, torneremo con il prossimo album ad un approccio mimalistico.Voglio dire, quando mi riascolto 'Construcion Time Again' anche se mi rendo conto che il suono è molto industriale capisco pure che ci sforzavano di fare vere e proprie ricerche sullemelodie, cercavamo di mischiarle tra loro, il risultato era un suono variegato, anche troppo. Adesso è tempo di ridurre all'essenziale la melodia e tornare alle radici."
Come hanno fatto i Nitzer Ebb, i nuovi minimalisti della Mute...Va avanti: "Mi piace molto quello che fanno loro ma non assocerei troppo il loro nome al nostro. I Nitzer Ebb sono molto collegati alla scena new beat, quindi ad un certo tipo d dance e di clubs. Anche se i nostri pezzi finiscono su molte compilation house e simili non ci siamo mai sentiti in linea con questo genere di cose perchè sono li e sarebbe troppo facile per noi approfittarne." Le parole di Martin evidenziano come "101" album e film, rappresentino un momento di stasi creativa, un'opportunità per ripensare a se stessi. Quindi valeva una delle due ipotesi avanzate in precedenza. Una cosa che non cambierà mai, lnvece, in ambito Depeche Mode, è la propensione a non affidarsi ad altro che all'elettronica. Del resto come farebbero, anche se volessero, a fare qualcosa di diverso? La provocazione continua: " Noi abbiamo sempre cereduto nell'elettronica. Siamo venuti fuori con il boom dei computer all'inizio degli anni '80, e siamo rimasti tra i pochi a mantenere viva la fede, a credere nell'elettronica. Mi ricordo a metà degli anni '80, con il ritorno della chitarra la gente pretendeva che cambias simo genere, lo stesso quando sono emersi gruppi più rilassati come Style Council o artisti come Sade. Noi abbiamo continuato e oggi che i campionatori imperversano e musiche quali l'acid o l'house in genere fanno tendenza ci sentiamo in un certo senso giustificati, per noi che quello che facevamo ai tempi era giusto, dopotutto."
Anche in seno al gruppo le cose si vanno diversificando. Da un lato c'è Alan Wilder che ha già pubblicato dlie album solisti e tra breve uscirà un mini lp di Martin Gore. Anche nel suo caso niente chitarre. " Non mi va ancora di scendere in dettaglio", dice annoiato, "anche perchè il disco uscirà a Maggio, quindi c'è ancora molto tempo. E comunque è già flnito. Ci sono sei pezzi e si tratta di covers di brani non not idegli anni 80. La gente quando deve rifare un pezzo punta
sempre su cose molto conosciute, io ho voluto fare il contrario. Sono love songs a cui sono particolarmente affezionato. Ho fatto tutto io, si tratta di un sound molto vicino a quello dei Depeche Mode. Ci saranno computer e lo stesso tipo di strumenti che usiamo nel gruppo. Ai ragazzi non è piaciuta molto questa cosa perché secondo loro avre dovuto affrontare i pezzi in modo diverso. Secondo Andy, che è uno che va spesso in discoteca, e ama un certo genere di suoni, avrei dovuto dare ai brani un'impronta molto più dance e invece le canzoni sono molto sofflci, molto umorali. Solo un pezzo è ballabile, ci sono molte percussioni". I responsabili della Mute vogliono riprendersi il gruppo e riunire la stampa per una cena collegiale. Inizialmente si sarebbe dovuti andare ad un ristorante greco, poi alla fine il gruppo crocefiggee quel tipo di cucina e manda in paradiso quella tailandese. In processione una decina di giornalisti sfilano a piedi dall'hotel fino Kensigton Road. Quello che succede in quel ristorante è già storia. Prima che tutto ciò avvenga c' è tempo per l'ultima accusa. E' vero che il gruppo si è miseramente impossessato di alcuni nastri del gruppo minimalista rumori sta tedesco Einsturzende Neubauten e che non avendoli usati in precedenza, è intenzionato ad utilizzarli per il cambio di direzione? "Cazzate", esordisce splendidamente Gore, ma era prevedibile." Prima che mixassimo tre album agli studi di Blixa Bargeld e del suo gruppo, gli Hansa Ton Studios già conoscevamo da molto tempo la loro musica. Queste voci si sono sparse ai tempi di "Construction Time Again", ebbene devi sapere che quel disco l'abbiamo registrato a Londra e solo mixato a Berlino. Quindi la musica ce l'avevamo già tutta scritta nelle nostre teste. E' Blixa che ha detto queste cose in un'intervista. Ciononostante siamo amici. Ritengo che scrivano vere e proprie canzoni anche se la gente pensa il contrario. E le parole che usano si adattano perfettamente ai suoni. Ma noi siamo diversi. Non abbiamo bisogno di queste sciocchezze per promuoverci. Cerchiamosolo di fare il nostro dovere, di mettere un po' di realismo nella musica, se la gente va a vedersi il fllm si rende conto che non siamo quelle persone serie che tutti si immaginano, il fllm è molto umoristico, non succede mai che cisediamo e ci mettiamo a parlare di fllosofla. Ma siccome vogliamo rendere molto realistica la nostra musica la gente ci considera un gruppo depressivo rispetto ad altre pop bands...
E voi? Vi eravate mai accorti che i Depeche Mode fossero un gruppo depressivo e che fossero persone serie? Ironia a parte. Questo per noi era il senso dell'intervista. Adesso decidete voi.
Francesco Adinolfi