DEPECHE MODE

"Speak & Spell"

L'esecuzione della musica elettronica applicata al rock ha sempre sollevato numerose interpretazioni. L'unicodenominatore comune che ha caratterizzato questa corrente viene a rappresentarsi nell'eleganza e nella raffinatezza di base che tutte queste band hanno denunciato; le sfumature del look", il piglio cibernetico, la stessa dose somministrata hanno in seguito differenziato e spesso diviso le varie formazioni. E' cosa degli ultimissimi tempi la diffusione su strati estremamente larghi a procedere elettronicamente, tanto da far evidenziare un'etichetta scomoda e leggera che ha buttato troppi nello stesso calderone: futurismo. Un'aggettivo, che a livello puramente musicale ha trovato il suo manifesto in alcune bands britanniche e in un album, Some Bizzarre Album, che presentava anche i Depeche Mode, un 'esemble amabile e sintetico di sicura presa di massa. Intendiamoci subito, siamo lontani dalla totale computerizzazione dell'universo artificiale dei Kraftwerk o del metallico incedere pop dei nuovi gruppi teutonici, nei Depeche Mode assistiamo alla stesura di un electro-beat embrionalmente adolescenziale e dalle pieghe ingenue e oblique. La pomposità degli Spandau Ballet o il grottesco suono dei Classix Nouveaux o i completi di Armani di Steve Strange appaiono abbastanza lontani dal mondo diafano ma lievemente perverso (la presenza elettronica autorizza folli inni all'acciaio bullonato) simileper certi versi alla sintassi decadente dei vecchi Cowboys International di Ken Lockie. Anche i paragoni agli Human League. altra band britannica di puro suono su macchina", sono azzardati: nei Depeche Mode vige il sentimento nel senso stretto del termine, dove in fondo rimane una traccia di umanità quasi a voler giocare sui romanzi di Asimov e a voler smitizzare tutti i luoghi comuni su macchine, robot,computer. Basta ascoltare le me-lodie dolci e tecnologiche di "New Life", "I Sometimes Wish I Was Dead","Any Second Now", "Just Can't Get Enough", o l'electronics-sixties - à- la Beach Boys-"What's Your Name". Più contratti e minacciosi invece i sussulti di "Puppets" "Photographic", "Tora! Tora! Tora!", la strumentale "Big Muff", presagi di un inquietante domani asettico e desolato. Che gli scintilli dei nuovi dudes sfolgorino all'infinito tra gli spettri del futuro dai rit mi intellettuali e biologici controllati. In un'insicurezza malata e flaccida... Che la morbosità del decadimento avvolga gli spiriti a un conflitto nucleare in Europa? Chi sopravviverà dopo la pioggia a cantare "I just can't get enough. I just can't get enough..."? Martin Gore, Andy Fletcher, Vince Clarke, David Gahan are european sons.

Sandro Priarone