DEPECHE MODE
 
Ultra  (Mute)
 
 
 
 
L'"Ultra" attesissimo album dei Depeche Mode (il dodicesimo) segue a distanza di quattro anni il mega-successo planetario del disco "Songs of Faith and Devotion" e il Devotional Tour che aveva proiettato la band inglese ai primi posti delle classifiche statunitensi. Quattro anni difficili in cui l'abbandono di Alan Wilder, il tentativo di suicidio di Dave Gahan, l'esaurimento di Martin Gore, hanno segnato un periodo piuttosto drammatico che per poco non ha portato allo scioglimento dl gruppo.
"Ultra" sembra giungere a proposito per dare vita a un nuovo ciclo. Registrato in parte a New York, ma soprattutto ai noti Abbey Road Studios di Londra, Martin Gore, Dave Gahan e Andy Fletcher si sono affidati alle invenzioni del sound designer Tim "Bomb The bass" Simenon, produttore house della vecchia guardia gią da tempo estimatore della band che ha pił volte remixato, artefice di un maquillage sonoro ineccepibile. Coadiuvato da nuovi collaboratori come Jaki Liebezeit, ex batterista con i Can e oggi con i Mouse on Mars, Doug Wimbish, ex bassista dei Living Colours, e BJ Cole, virtuoso della pedal steel guitar (protagonista del country-dark di "Freestate" e "Bottom Line"), e alle percussioni addirittura Keith Le Blanc, ex Sugarhill Gang, riesce a smussare gli angoli pił spigolosi del techno-pop clasico liquefacendolo in atmosfere pił eteree e spirituali. Niente parossismi technorock quindi, come era lecito aspettarsi, anche se i singoli "Barrel Of A Gun" (con tanto di ultra-remix a cura di Underworld) e "It's No Good" strizzano l'occhio al dancefloor con qualche bordata acida ma senza entusiasmare troppo.
Insieme a un paio di interessanti strumentali esoterici ("Uselink", ambient Tangerindreamica, e "Jazz Thieves", electro-soul da film noir) i momenti migliori rimangono le ballate, esaltate dalla scrittura intimista di Gore, dalla voce tormentata di Gahan e dall'impianto trip-pop ambientale aperto a nuove influenze e nuove tonalitą.
I fans possono stare tranquilli, niente grossi stravolgimenti (e neanche grosse sorprese). Fedeli e Devoti al loro stile, i Depeche Mode continuano a scrivere splendide canzoni techno-pop dal fascino oscuro e malinconico, ultra-maledettamente sensuali.
 
 
ALESSIO MANNUCCI