Exciter  (Mute)
 
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Dopo titoli come Violator o Ultra, i Depeche Mode rischiavano di sembrare più attenti ai dettagli stilistici che al grado di coinvolgimento musicale del pubblico. Non che quelli fossero album poco riusciti (soprattutto il primo), ma scovare un'altra parola così efficace e adatta come Exciter per intitolare il nuovo disco nascondeva un'insidia: il pericolo che il pubblico non capisse fino in fondo la svolta quasi epocale segnata da quest'album.
 In alcune canzoni-pilastro tra le 13 che segnano il ritorno in ottima forma di Dave Gahan, dopo i guai del passato e l'estenuante tour seguito alla raccolta The Singles 86-98, sono infatti evidenti i frutti di un modo tutto nuovo di scrivere da parte di Martin Gore. Solarità, ironia e libera espressione vocale, ingredienti presenti ma in ombra nei Depeche Mode del passato, prendono il sopravvento in "When The Body Speaks", "Freelove" e "I Feel Loved", andando a braccetto con le caratteristiche mai abbandonate del sound di Gahan, Gore e Fletcher, ovvero minimalismo elettronico, testi viscerali e idealismo post-punk.
Era dai tempi di Black Celebration che i Depeche Mode non risultavano così completi e la produzione di Mark bell, responsabile di Homogenic e Selmasong di Bjork, non fa altro che esaltare lo stato di forma ritrovato. Sarà la permanenza californiana o forse un rapporto artistico del tutto nuovo tra Martin Gore e Dve Gahan (per la prima volta vengono in mente Lennon & Mccartney), eppure mai come oggi una ninnananna gospel ("Goodnight Lovers") e un martellante brano dark e underground ("The Dead of Night") avrebbero vissuto insieme così felicemente nello stesso album dei Depeche Mode.